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Le illusioni ottiche ci hanno sempre attirato e incuriosito. Si tratta di piccole sfide per gli occhi e la mente. Oggi scopriamo una delle illusioni ottiche più famose della storia: Il Vaso di Rubin, una figura ambigua in cui è possibile riconoscere:
– due volti speculari, l’uno di fronte all’altro, rappresentati dagli spazi in nero;
– un vaso, il campo bianco tra i due volti.

Prende il nome dal suo creatore, lo psicologo danese Edgar Rubin, che creò quest’opera nel 1915 durante la sua tesi di dottorato. Il Vaso di Rubin così come L’anatra e il coniglio, dello psicologo statunitense Joseph Jastrow, sono test utilizzati proprio da studiosi e psicologi per indagare i processi mentali e ci svelano come ognuno di noi abbia una percezione differente del reale. La percezione, in psicologia, è il processo mediante il quale estraiamo e organizziamo le informazioni presenti nel mondo che ci circonda. Per questo, la medesima figura può provocare risposte percettive differenti.

Come funzionano queste illusioni?
Queste illusioni, dette cognitive, si differenziano dalle illusioni ottiche (dovute a una distorsione visiva, come, ad esempio, nel caso del miraggio) proprio perché fanno riferimento alla percezione della realtà, cioè come il nostro cervello organizza le informazioni che riceve dall’esterno.

Vaso di Rubin: perché non riusciamo a vedere le due immagini contemporaneamente?
Le due diverse percezioni possono alternarsi. Ora risalta la figura, ora lo sfondo, ma non riusciamo a distinguere contemporaneamente i profili e il vaso. Edgar Rubin delineò 5 condizioni chiave che generalmente determinano negli individui la scelta della figura rispetto allo sfondo.
Influenza della forma: delinea la figura ma non lo sfondo.
Influenza del colore: le figure hanno un colore compatto e materiale, mentre gli sfondi hanno un colore uniforme e meno denso.
Facilità nel localizzare le figure: sono in genere quelle che sembrano più vicine.
Significatività della figura: quella che colpisce di più, anche emotivamente, viene ricordata meglio.
L’appartenenza unilaterale dei contorni: la figura assume la forma tracciata dal contorno.

Un vaso oggi, due volti domani. Ognuno di noi, quindi, possiede un mondo percettivo unico, che influenza ciò che vediamo anche attraverso condizionamenti personali. Si creano quindi visioni della stessa realtà o dello stesso fenomeno, mutevoli e differenti. Quello che oggi interpretiamo in un modo, domani potremmo interpretarlo in una maniera diversa.

E voi cosa avete visto prima, un vaso o due volti?


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